Stanze

Stanze

ITA: Manifesto per la Collana di Architettura “Stanze” di Plectica Editrice.
ENG: Manifesto for the Architecture Book Series “Stanze” by Plectica Publisher. (English version below)

ITA:

Cos’è una 
stanza? 
Il temine stanza oggi si riferisce prevalentemente ad un vano abitabile caratterizzato da una funzione specifica, uno spazio architettonico circoscritto da quattro mura e pensato per gli esseri umani. La stanza qualificabile ed il vano quantificabile introducono il primo elemento di ambiguità della stanza, raccoglitrice di azioni quotidiane ed allo stesso tempo unità di misura edilizia, 
con un peso, 
un costo, 
un tempo 
di costruzione ed una matericità.
L’architettura residenziale moltiplica gli spazi, e dalla grande stanza del Medioevo si passa 
alla collezione di vani del Rinascimento, quando i vani diventano sale e nascono le camere da 
letto e gli studioli. La stanza però, in virtù della propria genericità, è libera dalla funzione e si 
presta a innumerevoli usi. Il tema di questa collana parte da qui, da un topos architettonico 
tanto essenziale quanto ricco di possibilità. 
Se oggi 
la stanza 
è ferma, 
inerte,
ieri la stanza non poteva essere concepita se non in relazione al movimento, o
all’assenza di esso. Il verbo “stare” è infatti la radice ultima del termine, 
così come la scelta dell’uomo di stanziarsi è all’origine della civiltà. 
La stanza come fatto architettonico ne indica dunque la fissità, 
la stasi come caratteristica assoluta dell’architettura. 
Una persona dunque 
crea una stanza 
nel momento in
cui sceglie di 
fermarsi, 
e stare. 
Nella sua forma più pura essa è libera di costrizioni, 
non è predefinita ma nasce da una negazione: quella
del movimento. Le stanze a cui questa collana è volta 
si rifanno a questa essenziale definizione, sono libere 
da confini ma allo stesso tempo ben definite. 
La stanza
indica anche il momento di sospensione, l’attimo in cui smette di leggere una poesia e ci si ferma 
a razionalizzare ciò che è stato. Nell’ambito della poetica essa è definita da una metrica, è dunque 
misurabile come in architettura. Rappresenta un gruppo di parole, uno spazio chiuso delimitato dal 
bianco della pagina e scandite da suoni, consonanze e ripetizioni. Adornata dalle figure retoriche, 
questa stanza è costruita dal poeta, o dalla poetessa, ed 
abitata, interpretata dai lettori. 
Le stanze 
come poesia, 
la poesia 
come architettura 
di stanze, 
riempite 
di parole 
e circoscritte 
dal vuoto.
Allo stesso modo essa è rifugio, è l’approdo di un lungo viaggio, 
il luogo e il momento in cui ci si ferma per recuperare le forze. 
In relazione al movimento, la stanza è dunque un momento 
nel tempo.
La stanza è un luogo fisico, 
ma essa è anche nella mente. 
Essa è un paesaggio interiore nel quale pensieri e credenze si sedimentano. Un esempio sono gli acquarelli di Giorgio De Chirico nella serie Mobili nella Valle. Egli ritrae un gruppo di oggetti domestici al centro di un paesaggio naturale, a volte costellato da frammenti di colonne e capitelli, simboli di una civiltà e di una architettura scomparse. Lo spazio domestico è ricreato dall’artista senza i muri che generalmente lo inglobano, così che una semplice poltrona ed un tappeto possano ricreare una vera e propria stanza della memoria. 
Memoria che lo stesso De Chirico ha ammise essere della sua casa d’infanzia. 
È possibile dunque affermare che 
ogni paesaggio 
della memoria 
non è che 
una stanza?
Noi siamo 
una stanza, 
o la stanza 
non è che 
una scusa 
per parlare 
dell'uomo,
involucro 
architettonico
primario. 
Siamo infatti nati in una stanza arcaica e primordiale, il guscio 
della vita che è la placenta, che si fa stanza artificiale quando diventa 
incubatrice. La stanza è dunque incubatrice di vita, è luogo in cui tutto si forma: 
tessuti, pensieri, azioni. A tal proposito l’architetto visionario Maurizio Sacripanti parlava 
di “guscio” come spazio essenziale, membrana sottilissima fra l’io e il mondo. La stanza-guscio è la prima superficie artificiale esistente, lo strato culturale che prende corpo oltre il corpo. Essa è la prima manifestazione architettonica o unità di misura minima dell’architettura attorno alla quale si erigono città. 
La stanza nasce dall’essere umano ancor prima che esso se ne renda conto. 

Questa è una possibile collezione di idee di stanza che questa collana vuole portare avanti. Una serie di stanze in diretta sintonia con le persone, i loro movimenti e la so-stanza dei loro pensieri. Il complesso equilibrio tra stanza e corpo si estende potenzialmente a tutte le scale e tutti i paesaggi, del passato e del presente, naturali e culturali, vegetali o architettonici, materiali o immateriali. La stanza è dunque urbana, è un giardino, è un vestito, un monolite, una poesia, un oggetto, è la superficie della pelle, è una bolla, è una camera, è un edificio, è un vano, è una piazza, è un pensiero. A questo punto la stanza non è più una, ma in virtù del suo essere unità minima del mondo, essa è un insieme, un insieme di stanze. 

Ogni volume di questa collana sarà un brano isolato, una stanza esplorata dagli autori la cui ricerca personale si è interrogata, almeno una volta, su di una stanza o un sistema di stanze. La collana, così come il mondo, sarà una collezione di stanze. Da qui il nome antico, universale come lo fu tempo fa il latino: stans stantis, participio presente di “stare, star fermo.”

ENG:

What is a 
stanza?
The term
stanza, or room, today refers mainly to a habitable space 
characterized by a specific function, an architectural space circumscribed 
by four walls and designed for men. The qualifiable room, and the quantifiable 
compartment introduce the first element of ambiguity of the room, 
it is a gatherer of daily actions and at the same time 
a building measurement unit, with 
a weight,
a cost,
a time of 
construction 
and materiality.
Residential architecture multiplies the spaces, so from the unique living space of the Middle Ages it moves to the collection of Renaissance rooms, when generic compartments become ‘
sale’, and bedrooms alongside with studioli are born. The room, however, by virtue of its own generic nature, is free from function and lends itself to innumerable uses. The theme of this series starts from here, from an architectural topos as essential as it is rich in possibilities.
If today the room 
is still, 
inert,
yesterday the room could not be conceived 
except in relation to the movement, or the 
absence of it. The verb ‘
stare’ (to stay) is in 
fact the ultimate root of the term
stanza, just 
as the choice of man to settle is at the origin 
of civilization. The room as an architectural 
fact indicates its fixity, the stasis as an 
absolute characteristic of architecture.
A person, 
therefore, 
creates 
a
stanza 
when s/he 
chooses to 
stop, 
and 
stay.
In its purest form it is free of constraints, it is not predefined but comes from a negation: 
that of movement. The rooms of this book series refer to this essential definition, they are 
free from borders but at the same time well defined.
Stanza also indicates the moment of suspension, 
the instant in which one stops reading a poem and 
begins to rationalize what has been. In poetics it is 
defined by a metric, it is therefore measurable as in 
architecture. It represents a group of words, a closed space delimited by the white of the page and marked
by sounds, consonances and repetitions. Adorned 
with rhetorical figures, this rethorical room is built 
by the poet and inhabited, interpreted by his readers.
Stanze 
as poetry,
poetry as 
architecture
of rooms, 
filled with
words and 
circumscribed 
by emptiness.
In the same way it is a refuge, it 
is the landing of a long journey, 
the place and the moment in which 
we stop to recover our strength. 
In relation to movement, the room
is therefore 
a moment 
in time.
Stanza is a physical place, 
but it is also in the mind.
It is an inner landscape in which thoughts and beliefs settle. An example is the series of watercolors by 
Giorgio De Chirico ‘Furniture in the Valley’. He depicts a group of domestic objects in the middle of 
a natural landscape, sometimes dotted with fragments of columns and capitals, symbols of a vanished civilization and architecture. The domestic space is recreated by the artist without the walls that generally characterize it, so that a simple armchair and a rug can recreate a real room of memory. A memory that 
De Chirico himself admitted to be from his childhood home.
Is it therefore possible to say that every memory landscape 
is nothing but 
a
stanza?
We are a
stanza
a room, 
or the room 
is nothing but 
an excuse 
to talk 
about humans,
the primary 
architectural 
envelope.
In fact we were born in an archaic and primordial room, the shell of life which is the placenta, which 
becomes an artificial room when it becomes an incubator. The room is thus an incubator of life, is a place where everything is formed: tissues, thoughts, actions. In this regard, the visionary architect Maurizio Sacripanti spoke of ‘shell’ as an essential space, thin membrane between the self and the world. 
The room-shell is the first existing artificial surface, the cultural layer that takes shape beyond the body. 
It is the first architectural manifestation architecture
around which 
cities are erected.
The room is born even before we realize it.

This is a possible collection of ideas concerning the room or stanza that this series wants to carry on. A series of rooms in direct harmony with humans, his movements and the substance of his thoughts. The complex balance between room and body potentially extends to all scales and all landscapes, past and present, natural and cultural, vegetal or architectural, material or immaterial. The room is therefore urban, it’s a garden, it’s a dress, a monolith, a poem, an object, it’s the surface of the skin, it’s a bubble, it’s a space, it’s a building, it’s a compartment, it’s a square, it’s a thought. At this point the room is no longer one, but by virtue of its being the minimum unit of the world, it is a whole, a set of rooms, a series of stanze.

Each volume of this series will be an isolated piece, a stanza explored by the authors whose personal research has addressed, at least once, the theme of the room or a system of rooms. The book series, like the world, will be a collection of rooms. Hence the ancient name, universal as it was long ago the Latin language: stans, stantis, present participle of “stay, stand still.”

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